Hide the pain Harold

Cerrrto che è lui! E’ uno dei volti più noti del web 2.0, l’uomo col sorriso più amaro del mondo. Da anni ormai icona internazionale della sopportazione del dolore, il sorriso più noto del web, noto all’universo internet con il nome del meme “Hide the pain Harold“, ha anche (incredibile ma vero!) un nome ed un cognome reale: l’anziano signore è al secolo András Arató classe ’45, di nazionalità Ungherese e di professione ingegnere elettrico.

Diventato popolare inizialmente tra gli internauti russi, oggi lo si può trovare, munito del suo inossidabile sorriso sforzato, su centinaia di immagini sul web incorniciate da frasi in tutte le lingue del mondo. Ormai è uno di famiglia, nonno Harold.

Per chi volesse approfondire, lascio un paio di link di chi lo ha raccontato prima di me e qualcuno dei suoi meme a caso:

“Hide the Pain Harold”: il signore del meme più famoso di internet è arrivato in Russia – Russia Beyond – Italia https://it.rbth.com/lifestyle/80773-hide-the-pain-harold: https://it.rbth.com/lifestyle/80773-hide-the-pain-harold

https://www.commentimemorabili.it/arato-andras-uomo-dietro-meme-hide-the-pain-harold/
E’ anche il protagonista di un videoclip musicale!

Meme

Copincollato senza scrupoli da wikipedia:

Un meme di Internet (chiamato anche fenomeno di Internet) è un’ideastile o azione che si propaga attraverso Internet, spesso per imitazione, diventando improvvisamente famosa[1][2]. In genere un meme ha la forma di un’immagine, una GIF o un video, e riesce a diffondersi principalmente attraverso social networkblog e posta elettronica.

E qui potreste fermarvi, dato che avete stressato abbastanza il vostro unico neurone. Se invece volete proprio farvi male…

La parola meme è stata coniata da Richard Dawkins nel 1976 nel libro Il gene egoista come tentativo di spiegare il modo in cui le informazioni culturali si diffondono[3]. I memi di Internet sono un caso di meme specifico della cultura di Internet e del suo ambiente. L’uso di questo termine è stato proposto la prima volta da Mike Godwin nel 1993 in un articolo su Wired. Nel 2013 Dawkins ha definito i memi di Internet come memi che vengono deliberatamente modificati dalla creatività umana, essendo quindi diversi sia dai geni biologici che dai memi pre-Internet (i quali sarebbero soggetti a mutazioni casuali e si diffonderebbero tramite un procedimento analogo alla selezione naturale)[4] . Egli sostiene quindi che sia avvenuto un cambio di rotta, essendosi l’idea di meme modificata ed evoluta in una nuova direzione[5]. Inoltre, i memi di Internet godono di un’altra proprietà di cui i memi normali non godono: essi lasciano un’impronta nei media attraverso i quali si propagano, il che li rende tracciabili ed analizzabili.

Bitch please

La ritrovate davanti ai vostri occhi ogni santo giorno, basta aprire un qualsiasi social e la risata ironica più famosa del pianeta appare lì in bella vista. E’ uno dei meme più utilizzati ed è conosciuto e diffuso in tutto il mondo con il sottotitolo ” Bitch please”, espressione americana che indica “una presunta superiorità surclassata da una superiorità effettiva” in altre parole un “ma che ca&&0 stai a dì!” o “ma va a cagher!” un pò più elaborato.

Eccolo quì: è il campione cinese di basket Yao Ming, immortalato durante una conferenza stampa nel lontanissimo maggio del 2010, durante la quale il campione si sbellica dalle risate, preso di mira da un suo collega. Qui di seguito il video dell’origine del mito:

Sono giapponese

Se anche voi ad una domanda imbarazzante posta da qualcuno avete risposto “sono giapponese”, allora sapete già di che si tratta, ma siete sicuri di conoscere anche l’origine del tormentone? Se state leggendo, probabilmente no ed allora eccoci qui, ti #spiegoipost.it :
Era il mese di settembre 2015 quando all’improvviso qualcuno (sto indagando, aiutatemi) postò su YouTube e su Facebook il breve spezzone video che segue:

Da qui il delirio. Centinaia di meme invasero i social con personaggi famosi e non, che ad una domanda a caso avevano un’unica, meravigliosa, ridicolissima risposta: sono giapponese!
La letteratura generata fu vastissima e incluse vignette, fotografie, video e brani musicali da sparare a tutto volume dai megastereo delle auto dei più coraggiosi, uno spasso!
Ma che cos’è quel video? Qual è la sua origine? In realtà il video integrale comprendente la bomba giappoletana era già stato pubblicato nel settembre del 2013 sul canale della rivista online fanpage.it e conteneva una spassosissima intervista di tutta una serie di accaniti follower di San Gennaro durante le celebrazioni della festività a lui dedicata. Altra curiosità: nel video originale la frase che il nipponico pronuncia è in realtà: “assume giapponese?” riferendosi all’atavica carenza di lavoro che in terra Campana colpisce anche gli operosi orientali. Tragedia!
Vi posto di seguito il video integrale consigliatissimo (giapponese dal minuto 4:02, per i frettolosi ) e qualche meme a futura memoria.
Buon divertimento!!

Video originale (con dialoghi di Fabio Celenza!!! Scherzo, ma forse…)
Via col giapponese
La più bella del 2015
Settembre 2015: la Nigeria rifiuta il visto di ingresso a Salvini in visita diplomatica
Giapponese per il rave

Ugo e Gino

Categoria cazzeggio. Non cercate un significo profondo nel panorama decerebrato dell’internet moderno, a volte è solo fatto per ridere e scherzare sul nulla anche se, molto spesso, dietro la creazione dei meme ci sono menti assolutamente geniali che riescono a cogliere come pochi l’essenza comica di ogni situazione.

Erano gli sgoccioli del 2017 quando tale Blur, Youtuber di media fama, lanciò sul suo canale video l’ideona: e se commentassimo tutti i post che ci passano tra le dita con un bel “GINO“? E così fu. Orde di adolescenti smartphone-muniti distrussero ogni potenziale discussione in merito ai post che incontrarono sul loro cammino, spammandoli con centinaia, migliaia, che dico: DECINE!(cit.) di commenti che riportavano un unico nome, Gino.

Anche la fine dell’anno 2018 non venne risparmiata dal devasto e, sempre su suggerimento di Blur, avallato dagli storici social account del degrado, il nome di “UGO” sostituì quello dell’ormai invecchiato Gino a riempire di inutili commenti le foto, le notizie, i pensieri di chiunque sul web e soprattutto su Instagram, regno ormai incontrastato dei bimbiminkia di ogni età. Talmente rincoglioniti (i bimbiminkia) da esaurire in pochi giorni anche lo stock di magliette e felpe che il genioTuber creò per l’occasione, subito dopo l’immane successo dell’operazione Ugo.

“Ugo è stato l’ultimo della serie” ha anche dichiarato il vlogger: ne dubito, attendiamo con trepidazione il 2020.

Beccatevi il video del gongolante Blur che ci racconta in prima persona del casino che ha combinato: